La possibilità espressiva del linguaggio creativo, quando utilizzata nel grado zero della sua immediatezza discorsiva, consente al significato di un’opera di lievitare e di toccare vette di facilità in una laconica essenzialità. Francesco Zavattari (Lucca, 1983) riesce a piegare la sintassi visiva al massimo grado di economia e di sinteticità, nonostante la congerie di simboli e allegorie che permeano l’universo germinativo dei suoi lavori.
Al macrosistema della cultura contemporanea, iniettata di plurilinguaggi e sempre più propensa alla contaminazione (un tempo avversata, oggi necessaria), Francesco Zavattari inscrive in maniera concentrica tutta una serie di circoli attinenti il contesto sociale e culturale che hanno influenzato il proprio sviluppo artistico, in un divenire continuo che conferisce ai singoli elementi una valenza universale e generalizzata. Pertanto diventa possibile inscrivere i lavori dell’ultimo decennio all’interno di un microsistema, generato dall’accumulo di “figurine” di un album iper-realistico. Rileggendo a ritroso una cronistoria influenzata dal contesto temporale –il cronosistema-, a sua volta incluso in un mesositema, si assiste al dipanamento di una tessitura di trame generate da latenti interconnessioni, quelle ispirate dall’accostamento di simboli primitivi e geometrie essenziali. Come tutto questo si sostanzia in un esositema? Grazie all’affascinante capacità di Francesco Zavattari di trasmigrare sulla tabula rasa della tela le relazioni reciproche tra oggetti solo in apparenza distanti fra loro, come un albero e un’antenna, un pesce e un’astronave, un cuore e una barca, un bimbo e un’astronave.
L’influenza del singolo sul generale e, d’altro canto, del generale sul singolo trova una felice e conciliante sintesi nella serie Universo Instabile: produzioni pittoriche, design industriale e realizzazioni grafiche tutte volte a filtrare, tramite l’occhio sensibile dell’artista di Lucca, il complesso ambiente dell’uomo contemporaneo.
La grammatica figurativa di Francesco Zavattari non è volta a controllare la realtà immanente, né tantomeno ad insegnarla: l’incomunicabilità, riscontrabile in così tante stagioni artistiche nel corso dell’ultimo secolo, si scioglie in Zavattari nel semplice bisogno di rappresentare e collezionare il più ampio numero di codici e legami che sottostanno al panorama delineato dal presente, infrugabile e in perenne evoluzione. Non c’è limite alla fantasia del fondo mentale di Zavattari: l’impossibilità di replicare le sue operazioni deriva dalla unicità del pensiero di cui si fa portatore.
Tramite l’organizzazione del processo creativo che piega le informazioni e le suggestioni derivanti dall’esperienza del presente, l’artista ha prodotto le serie Congetture Isomorfe (arte+matematica) e My Art Is Female (il bodypainting). Esse sono solo un’altra diramazione del sistema-Zavattari: la combinazione, poi la ricombinazione e infine il riordino coerente del suo pensiero logico garantiscono la rappresentazione artistica di oggetti o eventi desunti dal reale. L’assimilazione (quella facoltà che inserisce dettagli nuovi all’interno di una schema pre-esistente) unita ad una rara forma di accomodamento (l’atto cosciente di modificare o creare nuovi schemi in virtù delle nuove informazioni) nel corso degli anni hanno portato Francesco Zavattari a declinare forme e modi sempre nuovi, mai scontati e, forse, irripetibili.
Carlo Maria Nardiello - 2018