Zavattari firma il nuovo ingresso della Casa del Cinema di Roma

Scopri le foto e il concetto di un intervento unico nel cuore di Villa Borghese


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Ogni progetto di interior che ho avuto la fortuna di firmare si fonda su un presupposto basilare: rendere belli e funzionali gli spazi cui sono chiamato a dare forma non (solo) per appagare la mia stessa vanità di artista, ma per stupire ed emozionare tutti coloro che li vivranno.

 

Questo vale per le abitazioni private in cui sentirsi al sicuro, per le grandi sale meeting dove si condividono progetti e idee, per gli studi medici in cui ci si prende cura dei pazienti, per i ristoranti che devono rilassare e mettere a proprio agio, per i negozi che intendono dare valore ai propri clienti, per gli spazi esterni da arricchire con opere d'arte mai fini a sé stesse, ma rese completamente armoniche con il contesto. E così via. Vale, allo stesso modo, anche per luoghi pubblici capaci di accogliere migliaia di visitatori ogni anno. È il caso di quanto fatto con il restyling della nuova sala d'accueil della Casa del Cinema di Roma.

 

Ho avuto e ho la fortuna di creare tanto nella mia carriera, ma quello che abbiamo realizzato insieme a una squadra di persone incredibili nel cuore di Villa Borghese, rappresenta forse a oggi un unicum nel suo genere in termini di collaborazione fra pubblico e privato, qui portata a un livello di eccezionale caratura.

 

Ho concepito il nuovo ingresso della Casa pensando, appunto, a questo: non parliamo di un museo, di un ufficio comunale o di un semplice ingresso di servizio. Quella di Roma dedicata al Cinema è, appunto, una Casa. Una casa non è tale solo per la tipologia di edificio che rappresenta, ma per il concetto che incarna, perfettamente a braccetto con il mio modo di intendere e attuare design: accogliere, accudire, proteggere, valorizzare, stimolare, rendere orgogliosi tanto i padroni di casa quanto i loro ospiti.

 

In questo caso “i padroni di casa” sono coloro che lavorano presso la struttura ogni giorno: la dirigenza, ma anche i tanti ragazzi che si occupano delle sale, i proiezionisti che con la loro maestria raccontano agli spettatori in sala la magia del cinema, gli operatori che si occupano di mantenere pulita la struttura, lo staff del bar e così via. 

 

Gli ospiti invece sono così tanti e variegati che risulta impossibile riassumerli in “categorie”. In molti, bellissimi e intensi giorni trascorsi fisicamente sul posto, io e il mio team ci siamo potuti rendere conto di che incredibile luogo sia questo in realtà. Un flusso costante di persone raggiunge ogni giorno la Casa per mille motivi differenti che si intrecciano e sovrappongono in un valzer, quasi una girandola caleidoscopica, di eventi, proiezioni, anteprime, incontri, conferenze, festival e un'infinità di altre iniziative che, sotto l'occhio sempre attento del Direttore Giorgio Gosetti, vengono perfettamente cesellate e gestite da parte di una squadra affiatata come poche ne ho trovate in giro per il mondo in simili contesti. Più una famiglia che un gruppo di colleghi.

 

Dovevo, quindi, dare valore a tutto questo nel ripensare completamente uno spazio che non accoglie solo coloro che si recano alla Casa, ma ammicca e strizza l'occhio anche alle decine di migliaia di persone che ogni anno entrano a Villa Borghese provenendo da Via Veneto: l'ingresso della Casa è il primo avamposto che essi incontrano.

 

Il design quindi che ho concepito rispondeva a un'idea che promuovo sempre nel mio lavoro, in particolare con la fotografia: tirar fuori la “star” nascosta in ogni persona. Così, non ho semplicemente realizzato un ingresso che porta al mondo del Cinema, quanto, piuttosto, un ingresso che è già Cinema e che rende ogni visitatore una star da red carpet, appunto. Entrando si è infatti accolti e avvolti da un impianto composto da 33 punti luce bianchi, 2 colorati per accarezzare le grandi volte a soffitto e una fase led per modellare dolcemente il profilo netto e angolare del desk. Questo importante impatto luminoso assolve a tre funzioni fisiche e concettuali: illumina l'ambiente in modo caldo e rassicurante, simula i tanti flash che le star raccolgono al loro arrivo e omaggiano l'impatto visivo dei set cinematografici in cui ogni persona è chiamata a dare il meglio, che stia di fronte o dietro alla macchina da presa.

 

Ecco, quindi, il mio invito e speranza: chi entra alla Casa si voglia sentire coinvolto a tutto tondo, carpendo immediatamente la forte identità di un luogo accomunato a molti altri che ho realizzato in base agli stilemi tipici del mio design, ma unico e diverso da tutti.

 

Per tracciare questa identità sono necessarie le forme, i materiali e, naturalmente, i colori: ho scelto, in questo caso, una tricromia che omaggiasse la tavolozza della Casa del Cinema con il suo famoso connubio di rosso, bianco e nero. Li ho pensati applicati in modo audace, ma nel pieno rispetto dell'eleganza contestuale. Ho poi incorniciato il tutto con la mia tipica serie di colonnati, intrecci aerei e complementi lignei, sintesi e summa di un concetto di design italiano, orientale e nordeuropeo com'è nel mio personale sentire esperienziale. E poi i disegni, le linee e gli intrecci che nel mio lavoro hanno un peso costante e fondamentale.

Per creare tutto questo è stata necessaria la partnership con splendide persone che hanno dato forma alle mie idee e con importanti marchi supporter del progetto. L'intero set è stato infatti realizzato con prodotti Cromology Italia, veicolati attraverso due storici marchi quali MaxMeyer per tutte le fasi murali e Baldini Vernici per ogni superficie in legno.

 

Proprio in Cromology si dice "Chi crea colore, crea bellezza", ed è proprio quello che, insieme ai miei splendidi collaboratori e a tutti coloro che mi e ci hanno accolto in modo straordinario, abbiamo cercato di fare anche in questo caso.

 

L'invito è quello di recarvi alla Casa del Cinema per vivere e comprendere al meglio tutto questo.


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